Non facciamo che litigare

Non facciamo che litigare

DOMANDA

Cara dottoressa, sono molto triste perché nel mio matrimonio mi sento in un vicolo cieco. In realtà abbiamo tutte le carte in regola per “essere felici”… ma non ci riusciamo! Non abbiamo particolari problemi, ma viviamo in un costante clima di tensione e passiamo quotidianamente allo scontro. Non saprei neanche dire il perché, ma è evidente che non stiamo vivendo bene, tanto che sto pensando di mettere in discussione tutto… senza capire il vero perché? Com’è possibile?

Maria

Risposta

Cara Maria,
innanzi tutto, c’è da dire che, quasi sempre, i problemi di relazione sono problemi di comunicazione. E’ paradossale, ma tendenzialmente la comunicazione fallimentare è nutrita dalle buone intenzioni: certe dinamiche si mettono in moto proprio con l’intento di risolvere un problema o chiarire una situazione… così facendo però tante volte si ottiene proprio l’effetto contrario. Armati delle migliori intenzioni, ad esempio nel puntualizzare una situazione, spesso si insiste nel portare avanti le proprie ragioni, magari non “vedendo” o trascurando eventuali segnali di malessere del partner rispetto al nostro atteggiamento. Con la convinzione di essere “nel giusto” pensiamo che prima o poi si potrà convincere! Peccato però che i costrutti del “giusto” o del “vero assoluto”, calzino poco alla realtà: lo stesso scenario, guardato con differenti inquadrature cambia radicalmente! Le cose cambiano, cambiando il punto di vista da cui le guardiamo… Così la fermezza nella propria posizione rischia di diventare una rigidità disfunzionale, inappropriata, oltre che nella relazione, nell’affrontare il mondo.

Un altro rischio è che, guidati dalla consapevolezza delle nostre buone intenzioni e dalla convinzione di essere nel giusto, si possa incappare nell’errore di non lasciare all’altro lo spazio adeguato per esprimersi. E chiunque si sente aggredito, a prescindere dalla bontà o dalla ragionevolezza delle argomentazioni, tenderà ad opporre resistenza. Così, se si sbaglia la modalità comunicativa, si finisce con l’assumere un atteggiamento sgradevole che spinge l’interlocutore ad un rifiuto emotivo che lo legittima a sentirsi come un innocente inquisito ingiustamente. Giorgio Nardone nel libro “Correggimi se sbaglio” ha individuato le principali modalità che conducono a questo effetto:

  1. PUNTUALIZZARE, ovvero spiegare come stanno i fatti e come dovrebbero essere per funzionare meglio.
  2. RECRIMINARE, ovvero sottoporre a processo tutte le colpe del partner.
  3. RINFACCIARE, assumendo un atteggiamento vittimistico che finisce con il dare forma al proprio aguzzino.
  4. PREDICARE producendo la tentazione irrinunciabile -anche in chi non ce l’ha!-, di trasgredire le regole morali su cui si basa la stessa predica.
  5. DIRE “TE L’AVEVO DETTO!”, andando a evidenziare gli errori del partner.
  6. DIRE “LO FACCIO SOLO PER TE”, facendo pesare la propria generosità.
  7. DIRE “LASCIA FACCIO IO”, dichiarando implicitamente l’altrui incapacità.
  8. BIASIMARE ovvero una sequenza comunicativa in cui prima ci si complimenta con l’altro e poi si afferma in qualche modo che però avrebbe potuto fare di meglio.

Se vuoi approfondire il tema ti consiglio la lettura di questo testo. Qualora ti sentissi bloccata potresti rivolgerti ad uno psicologo ad orientamento breve strategico che ti aiuterà, in tempi ragionevoli, ad attuare delle strategie comunicative più funzionali.

Dott.ssa Gloria Bezzegato

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